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La figura dell'Eroe

Aggiornamento: 26 lug

Ogni storia che si rispetti racconta le vicende di un eroe. Eroi positivi, eroi per caso, eroi indefessi, eroi inconsapevoli, eroi senza macchia e senza paura. E persino antieroi.


Ma cosa significa essere un eroe?


La mitologia greca insegna che, nell’universo costituito da dèi dell’Olimpo da una parte e uomini comuni dall’altra, esiste una classe intermedia di uomini che chiamiamo, dunque, eroi. 


Sono individui dalle abilità fuori dal comune, tuttavia mortali. Non hanno raggiunto, cioè, il rango di divinità e affinché possano godere del favore degli dèi devono ancora elevarsi, compiendo delle imprese epiche.


Il termine eroe trova la sua radice nel nome della dea Era (o Hera), sposa di Zeus e sovrana dell’Olimpo. La dea Era rappresenta la dea madre, la madre terra in quanto discendente diretta di Gea. L’eroe, infatti, è un individuo che compie azioni mirabili in nome e in difesa della madre di tutte le dee.


L’eroe per eccellenza è Ercole o Heracle, nato da un tradimento (uno dei tanti) di Zeus con Alcmena (sposa di Anfitrione, re di Tebe). 



La leggenda vuole che Era, trovato per caso il piccolo Ercole ancora in fasce e abbandonato in un campo, mossa a compassione decise di allattarlo. Ma un morso del piccolo al capezzolo della dea delle dee provocò un allontanamento immediato del neonato e, dal latte che ne fuoriuscì, si generò la Via Lattea.


Era, una volta apprese le reali origini dell’infante, punì il pargolo condannandolo alle famose dodici fatiche, necessarie ad Ercole per venire accettato nell’Olimpo degli dèi. Ora, vuoi per la discendenza diretta da Zeus, vuoi per il latte di Era, il bambino fu destinato ad avere una forza sovrumana già in tenera età. 

Il nome Heracle significa proprio “gloria di Era”.


Le dodici fatiche rappresentano il percorso che l’eroe deve compiere per migliorare la propria condizione, in un processo evolutivo e di continuo miglioramento. 


È per questa ragione che in termini narrativi, che si tratti di teatro o di cinema, per il protagonista si parla spesso di viaggio dell’eroe.


Il riferimento al mito è d’obbligo. Come indicava Jung, se il sogno è il mito individuale, i miti rappresentano i sogni collettivi dell'umanità.



Il tema del viaggio 


Lo stesso Ercole parteciperà anche alla spedizione degli Argonauti, un viaggio straordinario a cui prenderanno parte i più grandi eroi dell’antichità: da Giasone a Teseo, da Orfeo a Polluce. 

Insomma, una sorta di Avengers ante litteram.


L’archetipo del viaggio è il minimo comune multiplo in molti altri miti dell’antichità, come l’Odissea e l’Eneide. 


Il viaggio dell’eroe, dunque, come paradigma di ciò che Goethe chiamava romanzo di formazione. L’eroe passa attraverso una serie di stadi fatti di conflitti, dolori e sofferenze che permettono al protagonista di giungere ad una certa maturità evolutiva.




Quali sono le caratteristiche del viaggio dell'eroe?


Secondo Christopher Vogler il viaggio è composto da ben 12 fasi distinte in tre atti.Potete leggere i dettagli nel link che segue:https://scritturariparativa.it/il-viaggio-delleroe-gli-archetipi-e-le-fasi-del-viaggio/


Le suggestioni emotive tra l‘eroe drammatico ed il pubblico possono essere ridotte a appena cinque fasi salienti: 


1) Avere dei conflitti

Cosa si oppone al percorso del protagonista? Cosa ne ostacola il raggiungimento del suo traguardo? Per Romeo e Giulietta è l'appartenenza a due famiglie nemiche. Spesso l'eroe si arresta, si deprime. Ogni eroe ha un conflitto da risolvere. 

Il conflitto è tanto importante nel testo drammatico quanto in quello comico. Gli sketch comici sono esasperazioni di situazioni conflittuali che culminano in modo inatteso, suscitando la risata.


2) Avere delle debolezze. 

La debolezza di Amleto era la sua stessa filosofia. Il difetto rende il personaggio umano e credibile. Il personaggio di Otello è maledettamente attuale perché è geloso.


3) Avere un obiettivo

La motivazione del protagonista è il motore delle sue azioni. Nel Mercante di Venezia, Shylock vuole solo avere pari diritti dei suoi concittadini e non essere discriminato in quanto ebreo.


4) Avere una storia.

Al TG dicono che c'è stato un terremoto in Sumatra: più di 300 morti. Poi Studio Aperto racconta la storia di una cagnetta randagia, tenuta in canile per anni, poi finalmente adottata da una famiglia. La famiglia va in vacanza al lago, il figlioletto sta per annegare in un laghetto, se ne accorge solo la cagnetta che li salva ma subito dopo muore per la fatica. E giù lacrimoni. Perché succede questo? Perché a differenza di quei 300 poveracci, nella nostra narrazione quella cagnetta aveva una sua storia che la rende unica.


5) Avere un antagonista. 

A volte si configura come una nemesi. Ogni protagonista di film d'azione che si rispetti ha un antagonista all'altezza: Luke vs Darth Fener, Neo vs Mr Smith.

L’antagonista deve stare agli antipodi rispetto al nostro eroe. Egli è tutto ciò che l’eroe non è.


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