Barbecue
(Come salvare la foca monaca)
di Aldo Nicolaj
Una produzione
in collaborazione con
​​Regia: Simone Buffa
Aiuto Regia: Elettra Santori​
Sinossi
Un gruppo di amici decide di trascorrere un tranquillo weekend nel bosco, lontano dal caos cittadino. Un momento conviviale, allegro, spensierato. Qualche sacco a pelo, un paio di tende, giusto un paio di attrezzi da campeggio e via. Qualche giorno appena, immersi nella natura e con gli amici di sempre, quasi una seconda famiglia. Attorno al barbecue si intrecciano le vite e i racconti di quel giovane gruppo di ragazzi, ciascuno attraverso i propri sogni, aspirazioni, gelosie, piccole confidenze, amori che nascono, contrasti irrisolti e, soprattutto, una dannata paura di tutto quel futuro così incerto e spaventoso. Sia inteso, nulla che non possa essere superato adottando una foca monaca. Sì sì, proprio una foca monaca. Sembra sia possibile farlo.
Con quello che si spende per andare una sera in discoteca si puoÌ€ evitare a una foca una morte sicura.All’improvviso una telefonata interrompe bruscamente. Quella loro intimità. Si era detto niente telefoni, è vero. Il mondo eÌ€ cambiato.EÌ€ l'epoca della foca monaca, questa.Bisogna adottarla.
Note di Regia
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Barbecue (Come salvare la foca monaca) è un’opera teatrale del drammaturgo piemontese Aldo Nicolaj. Un testo denso, ironico, profondamente riflessivo, che mette alla luce uno spaccato di vita di un gruppo di ragazzi appena ventenni, alle prese con i loro primi ma coraggiosi approcci alla vita adulta. Sin dalle prime battute è possibile cogliere forti tensioni emotive in seno alle dinamiche di gruppo, figlie dei complessi intrecci delle storie dei ragazzi, nonché delle personali vicende che ciascuno di loro è chiamato ad affrontare contro le proprie fragilità. C’è chi è alla ricerca di una stabilità affettiva, chi la sta ancora cercando, chi l’ha persa, chi invece non è corrisposto. C’è chi nasconde una gravidanza indesiderata, chi invece nasconde la prospettiva di un lungo viaggio lontano da tutti per un po’. E poi ci sono i caratteri umani, in tutte le loro sfumature, riflesse ed intarsiate nelle sfumature psicologiche di ciascuno dei personaggi. Un panorama di maschere attraverso cui lo spettatore finisce con l’immedesimarsi a sua volta, come in un virtuoso gioco a specchi. La verità che emerge dal racconto in un atto unico è resa dal palco attraverso un realismo drammaturgico inciso nelle situazioni, nei dialoghi e nei personaggi. Ciascuno dei protagonisti è un universo a sé, ognuno immerso nella propria complessità interiore. Salvare la foca monaca e con essa il mondo intero diventa un mantra detto un po’ per scherzo, all’inizio, ma che a forza di ripeterlo comincia pian piano ad avercelo un senso. L’ambientazione naturalistica in cui si colloca la scena è un’immersione di un’ora e mezza in un luogo incontaminato, il bosco dove il gruppo di amici decide trascorrere qualche notte in campeggio. Tende, sacchi a pelo, oggetti sparsi. Ed il barbecue, che funge da confessionale e cassa di risonanza a tutto il non detto che emerge naturalmente. L’impianto illuminotecnico punta a riprodurre l’effetto della variazione delle luci naturali esterne mediante un disegno che predilige le suggestioni di tagli laterali e scelte cromatiche morbide e ambientali.